Intervista a Fabrizio Ricci, dirigente di ricerca al CNR sui temi della sanità elettronica. Oggi si occupa di FSE e di sistemi informativi-organizzativi relativi alla medicina territoriale.
Presentati, raccontaci di te, le tue esperienze e la tua militanza nella salute
Dalla mia esperienza del 68, ho sempre vista la ricerca come un servizio per la collettività secondo una visione social-comunista che mi ha portato a mettere al centro il benessere delle persone e più in generale dell’ambiente secondo la definizione di salute dell’OMS (dichiarazione di Alma Ata del 1978).
Ho fatto ricerca di base/curiosità ma anche molta ricerca legata ai sistemi informativi-organizzativi di tipo pre-competitivo, focalizzando l’attenzione sugli utenti e gli operatori.
A tal fine ho collaborato con PP.AA centrale locale solo quando il loro l’approccio è stato in linea con le mie idee di società.
Sono state esperienze di qualche speranze e molte delusioni, specialmente quando facevano il contrario di quanto proponevo e i risultati erano in linea con quanto di negativo avevo previsto e detto chiaramente più volte (le gestioni politiche sono sempre state molto volatili, ora invece sono ben definite verso una visione da “libero mercato” tanto a far sì che da anni non collaboro più con le PP.AA).
Oggi mi occupo fra l’altro di FSE e di sistemi informativi-organizzativi relativi alla medicina territoriale a livello di modelli e architetture di servizi (per capire cos’è l’architettura in parole semplici = cosa si può fare con un FSE focalizzato sulla clinica).
Quali sono i 3 punti più importanti / le 3 rivendicazioni centrali della tua lotta?
Domanda complessa la cui risposta è legata alle mie competenze: vorrei dare un contributo sui miei temi di ricerca attuali (FSE e sistemi informativi-organizzativi relativi alla medicina territoriale).
Quali rivendicazioni? 3 è un numero troppo basso, troppe sono le cose da fare per rendere oggi la sanità universale, pubblica e dinamica: la sanità oggi è ridotta male e per rimetterla in linea con la 833 del 1978 ci sono molti aspetti da considerare, come detto ai compagni di DIEM 25: per esempio, prevenzione, rete integrata ospedale-territorio; medicina territoriale e integrazione socio-sanitaria; medicina preventiva, consultori, medicina del lavoro, medicina d’iniziativa partecipata, inclusiva e personalizzata, formazione, ricerca, sanità elettronica, oltre al modello one health, ecc. ecc.
Da un punto di vista della sanità elettronica segnalo la quasi completa inutilità del FSE come strumento di supporto per gli aspetti clinici della sanità: è uno spreco di risorse (una definizione puntale delle caratteristiche tecniche del FSE e 22 realizzazioni - grazie all’autonomia differenziata - che non si parlano e sono pure differenti fra loro) ma anche un pericolo per la privacy (oggi i nostri documenti sono inseriti automaticamente nel FE senza che tu cittadino lo sappia e sia stato d’accordo; dov’è il diritto all’oblio? e poi vista come è andata nel Lazio, la sicurezza è un bel problema!
Si parla di telemedicina, ma vista all’interno dei servizi socio-sanitari come complemento/supporto ICT al modello organizzativo.
Troppi sono gli aspetti da considerare per una nuova sanità e tutti collegati tra loro in una visione olistica.
Cosa fare per primo? Dipende dalle circostanze; ad esempio il PNRR parla di medicina territoriale e di FSE: è lì che dobbiamo portare proposte dettagliate; m anche il resto non va dimenticato, va sviluppato e portato avanti.
Una domanda che vuole mettere in luce l'aspetto strategico. Quali sono secondo te le metodologie/forme di lotta che dovrebbero essere intraprese per realizzare queste rivendicazioni?
La sanità è talmente ridotta male che oggi da varie parti (associazioni, gruppi politici, federazioni mediche, fondazioni, ecc.) sono date indicazioni parziali per ripartire avendo al centro la sanità pubblica, universale e dinamica.
Dinamica, proprio perché i farmaci, le tecnologie, i protocolli cambiano velocemente quindi occorre allinearsi con queste novità sempre dopo un’attenta analisi.
Chiaramente è strategico creare una visione olistica ma sono anche importanti:
costruire un’alleanza con questi gruppi in modo da avere una forza “omogenea”;
le persone, specialmente gli adulti e man mano che vanno avanti con l’età, sono insoddisfatti di questa sanità, ma vivono i cambiamenti come inevitabili; occorre operare una forma di “educazione” affinché si giunga a comprendere che una sanità diversa (come quella definita dalla 833) è possibile e che si deve pretendere dallo Stato e non come ineluttabile una sanità privatizzata (pure con la presa in giro della sanità integrativa).
Questo aspetto strategico è importante!
Se da una parte c’è lo studio e l’analisi, dalle altre parti ci sono la partecipazione e la comunicazione come momenti tattici: su questo da ricercatore ho difficoltà a esprimere delle idee, ma esse nascono dal confronto, dall’integrazione, dalla partecipazione oltre che dall’analisi di esperienze analoghe.
Cosa ti aspetti dal congresso nazionale per la salute di novembre?
La creazione di un’organizzazione aperta, partecipata e dinamica che affronti il tema della salute non solo costruendo una visione olistica, ma definendo una strategia e sia capace di tradurla in momenti tattici legati alle circostanze politiche, locali e settoriali.
Una risposta al mio punto precedente (il 3) in termini di operatività.