Intervista a Paolo Crocchiolo, primario di malattie infettive, funzionario direttivo dell'OMS a Ginevra e professore all'Istituto Universitario di Malattie infettive presso l'Ospedale Sacco di Milano.
Dr. Crocchiolo, direi di iniziare con una breve presentazione
Mi presento, sono un primario infettivologo in pensione e sono vicino fin da dalla sua fondazione a Medicina Democratica. Ho lavorato a Milano all’ospedale Sacco per una ventina d’anni in clinica di malattie infettive e poi come esperto di aids all'organizzazione mondiale della sanità. Attualmente collaboro col forum droghe e mi dedico prevalentemente perù ad attività pubblicistica.
Quali sono i tre punti fondamentali della tua lotta?
Diciamo che, molto importante, io aderisco totalmente alle rivendicazioni di Medicina Democratica della società della cura, cioè al potenziamento della medicina pubblica come era stato reclamato ad alta voce da Gino Strada tra l’altro perseguendo un modello diametralmente opposto a quello privato. In sostanza mi oppongo alla speculazione privata sulla medicina.
Per ottenere ciò penso sia importante intensificare la pressione delle lotte dal basso.
La strategia vincente non può che basarsi su un paziente lavoro anche pedagogico. Ultimamente si è avuto la tendenza a denigrare la figura dell’intellettuale, quando in realtà gli intellettuali devono riprendere il ruolo dell’educatore cioè spiegare i meccanismi dello sfruttamento. Il ché porta a chiarire anche come raggiungere gli obiettivi in maniera democratica: un cambiamento vero e non solo cosmetico.
Poi è importante sfruttare le potenzialità della rete per crearne una di realtà rivendicative non solo sanitarie, per scambiare informazioni dando quel senso di unità delle lotte; penso ad esempio alla possibilità di creare delle piattaforme e di finanziarle assieme, ispirate da principi condivisi che rifiuti l’economia del profitto e instauri l’economia dei bisogni e quindi dei diritti.
Quali sono secondo te le metodologie più efficaci?
Ribadirei il concetto di internet e della rete. Creare proprio una rete anche trasversale democratica dal basso. In questa maniera, nel continuo confronto tra chi è impegnato seriamente nelle lotte, potere creare un consenso sempre più vasto attorno a questi obiettivi. Cercare un minimo comune denominatore tra tutte le lotte che concorrono al diritto alla salute, oltre alla sanità in sé per sé.