Intervista a Tatiana Bertini di NUDM Mugello
Presentaci pure la realtà di NUDM Mugello
NUMD Mugello è nata promuovendo una mobilitazione sociale perché di punto in bianco avevano chiuso nella nostra zona il reparto di senologia chirurgica. Tutto per un discorso di razionalizzazioni verso la centralizzazione, portandola in città. Al che ci siamo mobilitati e siamo riusciti ad ottenere la riapertura del servizio anche se in forma ridotta.
Una mobilitazione simile l’abbiamo fatta anche nel 2013 perché ci volevano chiudere, sempre per il solito discorso degli accorpamenti, il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. In quel frangente ci sono venute in aiuto anche diverse femministe di Firenze e anche in quel caso siamo riuscite a riottenere il servizio che era stato negato, portando alla nascita del coordinamento difesa 194.
Siamo donne soprattutto e uomini di diverse realtà e in genere ci muoviamo attraverso convegni, informativi e articoli, e poi soprattutto attraverso mobilitazioni.
Presentiamo anche spesso delle mozioni a livello politico per coinvolgere tutti quando ci sono dei servizi a nostro avviso importanti che devono essere mantenuti.
La pandemia ci ha insegnato che bisogna lottare contro l’abbandono delle periferie perché si risponde meglio a tante esigenze delle persone: noi non ci sentiamo cittadine e cittadini di serie B, quindi quando un servizio ci viene tolto cerchiamo subito di mobilitarci.
Quali sono i tre punti principali della vostra mobilitazione?
Primo è avere dei consultori di prossimità ad accesso diretto, uno ogni 10.000/15.000 abitanti, così come prevedeva il CONI per le zone rurali, e senza ticket per le prestazioni. Ad oggi i consultori stanno diventando ovunque dei poliambulatori con delle prestazioni sempre minori e sempre più distanti.
Ci battiamo per avere l’aborto farmacologico direttamente nei consultori. Lottiamo per avere delle strutture di qualità che prevedano tutte le figure necessarie per poter fare quello che un consultorio deve fare: intercettazioni precoci di eventuali situazioni di necessità critiche , “corsi” di educazione all’affettività fin dalle scuole medie inferiori, la presa in carico della donna in tutto il ciclo di vita.
Quali sono le vostre forme di lotta?
Praticamente le ho già dette quindi informando con volantini, articoli e quant'altro; organizzando convegni e mobilitando le persone, chiamandole proprio alla partecipazione. In questo modo siamo già riuscite ad ottenere la riapertura dei servizi che erano stati già chiusi.
Che cosa vi aspettate dai convegni della salute?
Ci aspettiamo che sia propositivo. Che riporti al centro le persone con i loro bisogni per la pianificazione, l’organizzazione di un sistema sanitario pubblico che sia unico e nazionale. Un sistema che esca dalle logiche della tassa sulla malattia, per cui dei ticket; dalle logiche delle convinzioni. Ci auspichiamo che porti a dalle proposte per un sistema sanitario pubblico forte e di qualità.