Intervista Dino Angelini che ha lavorato dapprima nel CIM di Jervis, poi nel Consultorio Giovani dell'Ausl, che ha guidato dal 1992 al 2003. Inoltre ha collaborato alla fondazione del gruppo di Volontariato Giovanile "Gancio Originale".
Presentati, raccontaci la tua esperienza di lotta nella salute
In positivo a partire dal momento delle mia assunzione (1971) ho partecipato alla battaglia per la chiusura dei manicomi e di tutte le istituzioni totali, per l’inserimento nella scuola dei disabili e dei bambini con problemi, per l’istituzione degli insegnanti di sostegno, delle strutture intermedie, per la trasformazione delle strutture pre-scolari da assistenziali a educative, per l’apertura di strutture socio-sanitarie territoriali, ed infine per il superamento dell’albo degli psicologi.
Mi sono opposto, all’inizio con un gruppo consistente di lavoratori, ai processi di aziendalizzazione della sanità, Cfr: Istituzioni del welfare e prassi amministrativa ieri ed oggi a Reggio Emilia; Le unità operative di psicologia clinica, l’aziendalizzazione e l’accreditamento (con Deliana Bertani).Ho sempre ritenuto in goni caso che il discorso critico sulla sanità non può essere disgiunto da quello sul sociale, sui giovani e sul lavoro, Cfr: I giovani d’oggi: precari, derubati del proprio futuro. Problemi psicologici e sociali.
Quali sono i 3 punti più importanti / le 3 rivendicazioni prioritarie da raggiungere secondo te?
1. Il ripristino dal livello continentale così come in ogni singola struttura locale delle tutele del lavoro e lotta al precariato in tutti i settori.
2. una lotta per una profonda revisione del rapporto sia nella sanità che nel sociale del rapporto sia con il privato profit che non profit secondo i criteri individuati da Gino Strada
3. la lotta per la creazione di una rete di reti a livello territoriale che contemperi sia le esigenze di prevenzione che quelle di intervento precoce, e di cura.
Una domanda che vuole mettere in luce l'aspetto strategico/metodologico della lotta. Quali sono secondo te le metodologie/forme di lotta che dovrebbero essere intraprese per realizzare queste rivendicazioni?
1. - Promuovere incontri con i lavoratori di tutta Europa per elaborare una piattaforma continentale unitaria (investire seriamente su un futuro fatto di fratellanza fra tutti i lavoratori, a partire dagli immigrati; - creare una rete solidale (vitto, alloggio, banca etica, etc. etc.) a livello locale sul territorio, più che sul luogo di lavoro che permetta di resistere e non perdere dignità, cioè un’immagine di sé come soggetto che fa parte di un ‘tutto’ solidale.
2. - lotta a livello centrale per il superamento del potere delle regioni su Sanità e sociale, restaurando una dimensione comunale, provinciale o consorziale che guidi sanità e sociale; - lotta a livello locale per rivedere mano a mano i contratti che il pubblico ha stipulato nel tempo col privato prima che vengano in scadenza in modo tale da attivare forme di lotta a tutti i livelli per la loro rescissione o al max il loro ridimensionamento.
Cosa ti aspetti dal congresso nazionale per la salute di novembre?
Una disposizione all’ascolto non tanto di chi, come me è fuori da tempo, dal vivo della lotta, ma soprattutto di coloro che le fanno e le vivono sulla propria pelle.