Contro la privatizzazione e la mala gestione della crisi sanitaria
Come è nata la vostra realtà?
la nostra realtà è quella dei centri sociali delle Marche. è una rete composta da serie di spazi e collettivi disposti lungo tutta la regione, con una lunga storia (alcune lottano da oltre 30 anni). Già prima della pandemia ci siamo occupati del tema della salute in forma meno organizzata.Con la pandemia abbiamo affrontato il problema in maniera più strutturata con l’obiettivo dello smantellamento del servizio sanitario nazionale. Ci siamo strutturati in modo da avere una mobilitazione costanze, subito dopo il primo lockdown siamo scesi in strada in tutta la regione a protestare, davanti gli ospedali e le sedi della regione.
Quali sono le tre rivendicazioni prioritarie della vostra lotta?
Noi abbiamo iniziato a prendere parola per denunciare la mala gestione della crisi sanitaria ma anche andando a scavare in precedenza e quindi tutto il discorso sulle privatizzazioni che hanno affossato il sistema sanitario pubblico.
I temi principali sono quindi appunto le privatizzazioni, non solo sul nostro territorio ma in generale nella nazione. Poi quello della campagna vaccinale nella nostra regione, specie la questione dei brevetti sempre a favore del privato.
Sono rivendicazioni u po’ generali ma a nostro avviso fondamentali.
Quali metodologie credi necessarie per questi obiettivi?
Da un lato dotarsi degli strumenti utili per produrre un sapere autonomo. Per noi è fondamentale sia per partire dal basso, per collettivizzare, che per creare un linguaggio comune e quindi poi un’azione, una vera mobilitazione. Magari e soprattutto anche fuori dal nostro territorio, assieme alle altre associazioni che lottano per il diritto alla salute.
Cosa ti aspetti dai congressi per la salute?
Sicuramente ci aspettiamo un momento di confronto fra le tante realtà che parteciperanno. Un confronto che possa produrre teorie e pratiche da utilizzare nel futuro breve e anche sul lungo termine, generalizzata.