Intervista a Antonio Cimino di Non Sta Andando Tutto Bene Brescia
Presentaci un po’ la tua realtà, com’è nata, chi siete, cosa fate, ecc.
Quali sono secondo te i 3 punti più importanti, o le 3 rivendicazioni che sono centrali nella vostra realtà, insomma nella vostra lotta per il diritto alla salute?
La prima rivendicazione centrale nella nostra lotta sicuramente è la completa revisione della legge che regge attualmente il sistema sanitario lombardo, cioè la legge 23 Maroni che è stata parzialmente bocciata da Agenas ed è attualmente in corso di ristruttura. Avendo però la maggioranza del consiglio regionale leghista, di Forza Italia, di Fratelli D’Italia, vorremmo che venisse riscritta in modo completamente diverso. In modo diverso perché dovrebbe cercare di superare un sistema che, attualmente, prevede una parità tra sanità pubblica e privato e che di fatto ha trasformato ormai la salute in una merce e ha creato un sistema sanitario ospedalocentrico. Secondo questo modello, funzionavano solo le cose che rendevano più guadagno, per cui gli ospedali hanno depotenziato completamente il territorio e favorito anche in questa politica ospedalo-centrica le strutture private che attualmente assorbono oltre il 50% del budget sanitario della regione. Si tratta di strutture private che, va ribadito, sono finanziate dalle nostre tasse. Occorrerebbe ripartire da una riorganizzazione della sanità territoriale, bisognerebbe ridiscutere che cosa siano i distretti, le case di comunità, il rilancio dei consultori pubblici, dei servizi di psichiatria, riguardare l’assistenza nelle case di riposo cercando in tutto questo di ridare forte centralità alla sanità pubblica per evitare che il privato prenda in mano anche il territorio (cosa per cui, visto l'andazzo politico, c'è un reale rischio).
Un secondo punto, su cui ci siamo trovati tutti d'accordo, era quello di cercare di ridare importanza al concetto di salute. Salute che per noi non deve essere assenza di malattia ma come diceva l’OMS: “un completo benessere fisico e mentale delle persone”. La salute non è influenzata soltanto da tematiche sanitarie ma da tantissime tematiche sociali, perché il diritto alla salute prevede il diritto all'abitazione, allo studio, la sobrietà dei posti di lavoro, di risanamento ambientale (tematica, questa, che nella nostra provincia è particolarmente sensibile essendo un territorio molto inquinato). Da questo derivano sicuramente sia l'importanza sia la centralità delle politiche di prevenzione che nella nostra regione sono state completamente abbandonate, tanto è vero che nell'epidemia covid l'unico posto in cui uno poteva andare quando si ammalava era l’ospedale. Non c’era nessuna rete intorno alle persone.
Un terzo tema infine è la valorizzazione di percorsi di ricerca, che siano però indirizzati verso la salute come la definiamo e non che guardi soltanto ai guadagni delle case farmaceutiche.
Secondo la vostra realtà, quali possono essere i modi per ottenere queste rivendicazioni?
Come diceva Gramsci: “il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”. È estremamente difficile trovare una risposta laddove si assiste fondamentalmente non solo in Italia ma in tutta Europa alla privatizzazione del welfare. La parte più difficile consiste nel riuscire a creare movimento. Creare movimento è difficile perché le persone che non si trovano dentro alla tematicam nel momento in cui il privato offre loro gli esami prima del pubblico, lo ricoverano prima e gli infermieri sono più accoglienti, dicono: “non è che mi interessa se mi cura il pubblico o il privato” non rendendosi conto in realtà che il potenziamento del privato porta alla fine a una spreco di risorse che andranno a influire sulle classi più deboli, su quelli che probabilmente hanno più bisogno: gli anziani, i poveri, i malati psichiatrici e così via. Per questo è importante riuscire a diffondere questo concetto di salute insistendo davanti agli ospedali, cercando di fare battaglie sulle liste d'attesa, cercando di sensibilizzare sulle conseguenze economiche di queste politiche.
Cosa ti aspetti da questo congresso di novembre che riunirà tante realtà diverse, con peculiarità, metodi e proprietà diverse?
Io quello che mi aspetto da questo congresso è più o meno quello che è successo in Lombardia. Cioè l’idea che condividendo le varie esperienze si potrebbe cercare di ricostruire una piattaforma comune di proposte e di lotte - perché le lotte più sono ampie e sicuramente più sentore possono far arrivare - per riuscire a difendere il diritto alla salute e alla libera scelta sul proprio corpo. Questo è quello che noi ci aspettiamo, che questa rete locale diventi sempre più vasta e che possa avere una valorizzazione maggiore.