IFE Italia

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  • Data

    31.05.2022

  • Categorie

    Interviste

  • Autore

    Convegno Salute

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Intervista a Nicoletta Pirotta

Presentaci IFE Italia, che realtà è, com’è nata, chi siete, cosa fate, ecc.


IFE Italia, che significa Iniziativa Femminista Europea in Italia, nasce nel 2008, formalmente come associazione nel 2009, e nasce perché alcune donne si sono incontrate in contesti misti, sia partiti che sindacati, e hanno convenuto di dare vita ad un'associazione che specificatamente si occupasse della condizione delle donne, e lo facesse però non solo in un dimensione nazionale ma internazionale, in particolare europea, anche perché siamo state in contatto fin da subito, fin dalla nostra nascita, con una rete europea che si chiama Feminist For Another Europe che appunto ha sempre cercato di impegnarsi per garantire una condizione di vita migliore alle donne, tenuto conto del fatto che le donne sono i soggetti più colpiti all'interno del sistema in cui viviamo. Non è un caso che appunto anche durante la pandemia i soggetti più colpiti siano stati le donne, in diverse forme. Sia a livello nazionale che a livello europeo l’associazione IFE Italia nasce proprio con questa necessità, quella di denunciare la condizione delle donne e cercare di proporre delle soluzioni che la migliorino. Ovviamente tutto ciò in chiave femminista, nel senso che non lo vogliamo fare semplicemente in chiave femminile, ma femminista, e quindi cerchiamo di mettere in luce come la condizione delle donne sia particolarmente critica in particolare perché viviamo all'interno di sistemi di potere - quello capitalista e quello patriarcale - che determinano delle condizioni tali per cui le donne pagano un prezzo altissimo. Per cui per quanto ci riguarda non basta battersi per la condizione delle donne ma serve anche mettere in discussione i sistemi di potere.

Quali sono 3 rivendicazioni che sono centrali nella vostra realtà, o 3 punti fondamentali nella vostra lotta?


Noi abbiamo concentrato la nostra lotta in particolare su tre questioni. La prima è la questione del lavoro, e quindi abbiamo analizzato tutto l'intreccio tra il lavoro produttivo e il lavoro di riproduzione sociale a partire dal 2010 in cui tenemmo un primo seminario di approfondimento e di riflessione presso l'Università di Bergamo. Quindi il lavoro è certamente una delle questioni sulla quale abbiamo particolarmente lavorato.
 

La seconda questione su cui stiamo ancora lavorando è la questione del welfare che è molto legata alla questione del lavoro, perché in Italia il lavoro è sempre stata la base su cui si è costruito poi il welfare. Quindi sulla questione del welfare, inteso in particolare come la rete di servizi sociali e socio-sanitari, stiamo ragionando veramente da tantissimo tempo. Il primo seminario che facemmo fu nel 2013 e poi da lì abbiamo sempre mantenuto un'attenzione particolare alle trasformazioni che il welfare ha subito e alle proposte che lo potevamo migliorare. Il 5 dicembre scorso abbiamo dato vita a un seminario sulle politiche di welfare dentro la pandemia, e proprio recentissimamente abbiamo costruito una serie di cinque incontri chiamati “La cura in pillole. Il welfare come bene comune” nei quali - ovviamente con incontri molto brevi di 15, 20, 30 minuti massimo - abbiamo analizzato la situazione del welfare con la quale siamo entrati nella pandemia. Abbiamo analizzato la lezione della pandemia, cioè che cosa la pandemia ci ha insegnato per migliorare il welfare, e abbiamo indicato i principi secondo i quali a nostro avviso bisognerebbe ricostruire un welfare nuovo, non più fondato ovviamente sul mercato come quello attuale, ma sulla cura. Una ra intesa come il nuovo paradigma che cambi e trasformi il nostro modo di stare al mondo e quindi di prenderci cura degli altri, di se stessi e dell'ambiente.
 

La terza e ultima questicuone è la questione del potere. Questa la affrontiamo soprattutto insieme alle nostre amiche e compagne europee, con le quali abbiamo analizzato la scena fondamentalismi, la scena dei sovranismi, ecc. Insomma cerchiamo di ragionare non tanto in maniera astratta quanto in maniera teorica sulla questione del potere dei


Quali sono le soluzioni che concretamente si possono intraprendere anche a livello metodologico per raggiungere questi 3 obiettivi?

 

Ecco dal punto di vista delle proposte vere e proprie noi abbiamo costruito anche un manifesto che si trova sul nostro sito. Ci interessa però e abbiamo lavorato anche molto all'interno della nostra associazione sulle questioni di metodo. Ecco noi crediamo che il metodo sia sostanza, perché il modo con cui si affrontano le questioni determina anche la bontà e l'efficacia delle soluzioni che si propongono. Per quanto riguarda il metodo noi chiediamo che mai come oggi sia importante la costruzione collettiva di luoghi per il pensiero critico. I soggetti classici tradizionali nel secolo scorso si sono molto trasformati, penso ai partiti e ai sindacati in particolare, e quindi crediamo che sia necessario trovare dei nuovi luoghi collettivi nei quali costruire pensiero condiviso e collettivo, pensiero critico ovviamente. Quindi un primo punto è senz’altro la costruzione di luoghi di pensiero, ma ciò deve avvenire in una dimensione politica. Cioè la costruzione di questo pensiero deve essere funzionale e deve essere la base per l'azione vera e propria. Non ci interessa la dimensione astratta del pensiero; ci interessa la costruzione teorica, quello sì, collettiva, ma ci interessa anche la costruzione di azioni. Per costruire le azioni crediamo che il metodo più utile sia quello della convergenza, e questo è il secondo punto del nostro ragionamento sul metodo: cioè quello di far sì che diverse realtà associative, sindacali e politiche possano convergere (in maniera ovviamente sincera e non strumentale) su alcune azioni, su alcune proposte, e insieme dare vita poi a mobilitazioni, a iniziative e a azioni che siano il più condivise possibile.
 

Voglio ricordare a questo proposito un’esperienza che abbiamo fatto con IFE Italia insieme ad altri che a mio avviso è stata veramente d’esempio. È stata la realizzazione della rete “Donne nella Crisi” che ha costruito una campagna di solidarietà con le donne greche per il diritto alla salute, negli anni in cui la Commissione Europea aveva messo in ginocchio la Grecia facendo saltare il sistema pubblico sanitario e mettendo in particolare le donne in molte difficoltà. Ecco noi abbiamo costruito, insieme a tantissime altre associazioni femministe, un’analisi sulla situazione greca, anche in contatto con le compagne greche. Abbiamo dato vita poi ad un’azione vera e propria che ci ha consentito di raccogliere soldi, quindi le risorse economiche ma anche medicinali da destinare a un centro autogestito sanitario che ha garantito a molte donne ma anche a molti uomini la possibilità di sopravvivere all'interno di un di un Paese il cui sistema sanitario pubblico era saltato.

 

Quindi è questo un po’ il nostro modo di lavorare: prima di tutto costruzione di luoghi di pensiero collettivo; in secondo luogo costruire azioni convergenti con altre realtà.

 

 

In vista di questo congresso nazionale per la salute che riunirà tante realtà diverse che lottano per il diritto alla salute, cosa ti aspetti?

 

Io mi aspetto una cosa che è semplice e complessa nello stesso tempo. Mi aspetto che questo ennesimo tentativo - positivo a mio avviso perché non bisogna mai stancarci di provare - che cerca di far convergere realtà differenti su alcune questioni condivise, ecco io quello che spero è che si individui una questione specifica e su questa questione si provi a portare a casa dei risultati utili, utilizzando tutti gli strumenti che abbiamo a nostra disposizione, quindi la mobilitazione, l'azione, l'iniziativa, i rapporti con le forze politiche, i rapporti con le forze sindacali ecc. Insomma che si provi a individuare uno o due questioni e su queste questioni provare a portare a casa risultati concreti. Questo sarebbe l'auspicio più grande e il desiderio più grande che io nutro in vista di questo congresso.

 

 

Hai in mente quali potrebbero essere una, due questioni che potrebbero creare convergenza tra così tante realtà diverse?

 
 
Io penso per esempio che siccome anche il Recovery Plan indica la medicina territoriale come una delle questioni da ampliare, tenuto conto della lezione della pandemia che ha dimostrato quanto sia stato folle far saltare la medicina territoriale per questioni specificatamente di profitto, siccome appunto anche il governo (a parole per il momento, e temo anche che per il dopo) comunque mette a disposizione delle risorse, ecco io penso che potremmo sulla medicina territoriale indicare dei servizi specifici - ho in mente per esempio i consultori ma possono esserci anche degli altri, come le case della salute, ecc. - e su quelli provare a portare a casa dei risultati.
 
 

 

 



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