Intervista al movimento per la difesa della sanità pubblica veneziana
Raccontaci la tua realtà e come è nata
Il movimento nasce nel 2005 in sostituzione di un coordinamento di associazioni relativa all’area più propriamente della venezia affibbia del centro storico e delle isole. Di questo movimento fanno parte persone e professionisti con diverse storie politiche, sociali e sindacali accomunate tutte però dalla condizione di trovarsi in presenza di un lento e graduale peggioramento della sanità pubblica
Quali sono le tre rivendicazioni principali della vostra lotta?
Ne cito quattro su cui stiamo un po’ premendo l’acceleratore.
Il primo e più importante è il tema della salute mentale, attraverso un lavoro certosino di ricerca di dati all’interno del sito del ministero della salute e degli altri due enti di ricerca: abbiamo scoperto ad esempio che il veneto occupa il penultimo posto per spesa pro capite sulla salute mentale, sopra la basilicata. Questo accadeva prima della pandemia, ora è chiaro che con questa gli accessi ai servizi di psichiatria sono notevolmente aumentati e con questo aumento diminuiscono le risorse umane.
Poi c’è il tema altrettanto importante che riguarda il piano nazionale di ripresa e resilienza, per quanto riguarda la missione numero sei ovvero la costruzione di case della comunità e assistenza territoriale. Noi siamo convinti che nonostante la possibilità di fondi che mettono a disposizione ci possa essere un grimaldello per entrare il privato nella gestione di questi servizi assistenziali, fondamentali perché non abbiamo una cultura ospedalocentrica.
Terzo punto è la vigilanza per quanto riguarda le schede ospedaliere e territoriali con il varo del piano socio-sanitario regionale. Perché nonostante questi piani assistiamo ad un occulto taglio di posti letto.
L’ultimo tema, di cui nessuno parla, è quello dei piani di zona. Per noi l’elemento sanitario con quello sociale è di stretta integrazione, guai a chi scinde questi due aspetti. Il piano di zona è un ottimo strumento per il sociale, peccato che gli enti che dovrebbero essere protagonisti della redazione di questi piani non ci sono assolutamente.
Quali metodologie sono necessarie?
Le vertenze credo siano un po’ le stesse su tutto il territorio nazionale cioè mobilitazioni, cortei, presidi interni agli ospedali ma soprattutto ci impegniamo nell’aggiornamento di questa piattaforma vertenziale che è consequenziale ad un lavoro di analisi, di studio, di confronto con l’ausilio di tecnici ed esperti della materia. Per cui c’è il doppio binario: da un lato la ricerca, lo studio, il confronto; poi la mobilitazione per far sì che questa piattaforma possa vivere. Aggiungo che il movimento veneziano aderisce e lavora con il COVESAP, acronimo per coordinamento veneziano per la sanità pubblica, dove partecipano più comitati all’interno del territorio veneto.
Che cosa ti aspetti dai congressi per salute?
L'auspicio è che con questi congressi i partecipanti possano trovare i minimi comuni denominatori, io credo pochi, che però potrebbero unire le forze per una grande mobilitazione nazionale.