Intervista alla referente Lia in vista dei congressi della salute
Presentaci la vostra realtà
Il coordinamento cittadino è nato nel 2018 a Roma a seguito ad un’assemblea che ci fu tra lavoratrici e lavoratori della sanità romana, i collettivi delle zone limitrofe e il Movimento per il Diritto ad Abitare. Il coordinamento, cresciuto fino al 2020, si è poi allargato ad altre lotte del Lazio, assieme a molti altri collettivi diventando l’attuale coordinamento regionale sanità. Il coordinamento si riunisce tutte le settimane e dal 2019 ha un sito ufficiale e tutti i mercoledì conduce una trasmissione su Radio Onda Rossa, una radio Romana.
Quali sono le tre rivendicazioni prioritarie della vostra lotta?
Noi stiamo lottando per una riappropriazione della salute come elemento essenziale della vita delle persone. Quindi della sanità come riappropriazione del salario indiretto perchè molte tasse finiscono lì. Siamo contro l’attuale sistema che da vent’anni persegue il profitto e non il benessere dei cittadini e degli operatori.
Non ci limitiamo alla sanità perché il tema della salute abbraccia molti altri ambiti come il sociale, l’ambiente, la scuola. Insomma la riappropriazione di una sanità universale pubblica volta al vivere al servizio di chi ne ha bisogno.
Una rivendicazione molto forte è la riapertura degli ospedali chiusi, come Villa Tiburtina e tanti altri sul territorio laziale. Infine vorremmo una discussione sulla gestione da parte del governo della pandemia.
Quali metodologie credi siano necessarie per queste rivendicazioni?
Una soluzione potrebbe essere il completo stravolgimento del sistema economico. L’eliminazione del privato sia in senso stretto, l’imprenditore che investe in sanità che compra tutto, e quella socia delle corporazioni. Tornare ad essere dipendenti del pubblico. Dare un occhio anche al volontariato che si occupano spesso di servizi dovuti al pubblico, mascherando un lavoro non pagato.
Cosa vi aspettate dai congressi per la salute?
Questo è un punto interrogativo essendo tutte realtà così diverse, siamo sì speranzosi che si possa creare una rete nazionale.
La lotta si fa unendosi, trovando punti d’incontro comuni e agire nello stesso momento in tutto il territorio. Il confronto con le altre realtà è fondamentale per trovare spunti efficaci.