Per una sanità pubblica, di prossimità e gratuita, in difesa dei diritti fondamentali alla cura, alla salute, all'assistenza e alla riabilitazione.
Presentaci la tua realtà
Nasciamo come coordinamento ad aprile 2020 sulla scorta di un appello lanciato da Medicina Democratica per fronteggiare i problemi della salute durante la crisi del covid-19. Ci siamo mossi immediatamente con l’analisi delle condizioni del sistema sanitario territoriale lodigiano in particolare utilizzando un criterio fondamentale che è quello dei livelli essenziali di assistenza che costituiscono un diritto obbligatoriamente da attuare da parte delle strutture sanitarie. Noi abbiamo analizzato come sono stati attuati rispetto alla vicenda pandemica e su questa scorta abbiamo individuato delle inadempienze da parte delle strutture sanitarie territoriali sulle quali abbiamo poi sviluppato un lavoro informativo con diverse associazioni. La finalità appunto diciamo creativa è quella di collegare tutti i comitati e tutte le pratiche di difesa durante la fase covid in modo tale da poter avere una capacità di rapporto con l’istituzione che permettesse di imporre il rispetto dei livelli essenziali di assistenza.
Quali sono i tre punti fondamentali della vostra lotta?
Le prime due attengono le condizioni materiali di bisogno rese drammaticamente esplicite durante la pandemia e che hanno reso evidente le inadempienze nel sistema sanitario territoriale. Quindi le prime due problematiche che presentano questa situazione di inadempienza sono la questione dei tempi di attesa e quella dei medici di medicina generale. Abbiamo ovviamente fatto un esame specifico della nostra realtà e ci siamo dati come obiettivo di affrontare questi temi importantissimi.
L’altra questione di riferimento riguarda la struttura territoriale in particolare nel rapporto con la struttura ospedaliera. Per noi questo problema ha da un lato una valenza generale, perché come noto il nostro sistema sanitario, specie in Lombardia, non ha praticamente una struttura adeguata anzi non ce l’ha proprio.
Quali pratiche ritenete necessarie per ottenere ciò
Intanto, lo abbiamo imparato sulla nostra pelle, se le azioni dirette che vedono coinvolte le persone che hanno bisogno non ottengono riscontro a livello istituzionale purtroppo non si ottiene niente. Al contrario unendosi, anche con altre realtà del territorio, e facendo pressioni per un confronto con le istituzioni coinvolte le cose si possono cambiare. Va da sé che questo coinvolgimento di tutti i soggetti che hanno lo stesso problema è rilevante se non si propone semplicemente un confronto ma si esplicita il discorso dell’obbligo dei livelli essenziali di assistenza.
Cosa vi aspettate dai congressi della salute?
Pensiamo che sia assolutamente importante mettere in comune, far comunicare le esperienze che ci sono a livello nazionale perché i problemi sanitari sono certamente dal punto di vista dell’immediato bisogno, hanno rilevanza territoriale molto forte ma in realtà il disastro territoriale deriva dal fatto che a livello nazionale la riforma sanitaria del secolo scorso è stata significativamente depotenziata. Quindi si apre la necessità che ogni azione di autotutela non si chiuda su se stessa.