Andrea Filippi: Ci rendiamo conto che attualmente questa rischia di essere un'utopia nella misura in cui abbiamo preso una deriva regionalistica della sanità però noi ci muoviamo proprio nell'ambito di utopia e sogni
Presentaci la realtà di CGIL Medici
Siamo una un’articolazione del pubblico impiego dell’area sanità che vuole rappresentare tutti coloro che rientrano nel contratto della dirigenza: medici, chimici, psicologi, farmacisti, biologi, fisici.
Forse è la rappresentazione più emblematica all’interno del sindacato della multiprofessionalità e quindi della confederalità che è un principio a cui siamo molto legati proprio perché crediamo che il sindacalismo non diventa corporazione laddove riesce a rappresentare la multiprofessionalità o meglio ancora l’interprofessionalità.
Questa è la nostra prima base di lavoro in contrasto invece alle derive corporative divisive che invece vanno per la maggiore in questi anni.
Quali sono per voi le tre trasformazioni fondamentali nell’ambito della salute?
Le rivendicazioni ovviamente sono tante, la nostra prima area di riferimento è quella proprio culturale e politica che è ovviamente la difesa del diritto alla salute dei cittadini e la direttrice è tracciata dalla 833 del 1978, quindi per noi la prospettiva, per altro ancora mai realizzata, è quella di un servizio socio-sanitario nazionale che sia equo, universale, solidale e pubblico. la nostra prima priorità per attuare questi principi è un ritorno a un ministero della salute che non sia più un dipartimento del ministero dell’ economia e finanze ma che abbia un’autonomia finanziaria tale da governare la sanità a livello nazionale. Ci rendiamo conto che attualmente questa rischia di essere un’utopia nella misura in cui abbiamo preso una deriva regionalistica della sanità però noi ci muoviamo proprio nell’ambito di utopia e sogni perché pensiamo che la salute prima di tutto, che ha un elemento trasversale che attraversa tutti i diritti della persona, debba essere garantita attraverso azioni che sono prima di tutto culturali e quindi vanno nella direzione di garantire ai cittadini tutti gli elementi che in qualche modo determinano salute: istruzione, relazione, socialità, lavoro, capacità di confronto.
La seconda area è per noi l’elemento centrale cioè il capitale umano, quindi la tutela dei professionisti che deve essere un ambito di condivisione delle competenze, di un continuo confronto professionale e interdisciplinare, in una prospettiva in cui la cellula vitale dei professionisti sia il lavoro di equipe.
Il terzo punto essenziale è su quale organizzazione la salute deve andare, organizzazione che deve essere costruita attorno il protagonista principale ovvero il cittadino e c’è un solo modo per fare questo, attraverso una presa in carico che non sia della malattia ma che sia una presa in carico che tuteli la salute dei cittadini.
Quali sono le metodologie per attuare tali cambiamenti?
Pensiamo che la prospettiva migliore di intervento sia quello della partecipazione, recuperare in tutti i luoghi possibili la partecipazione e la condivisione perché il punto è che c’è una sola forma di democrazia possibile e realizzabile quello in cui non si ha paura del governo, della discussione, della partecipazione, della condivisione. Noi crediamo fermamente in una dimensione cara dell’essere umano che nel collettivo trova il massimo dell’espressione delle proprie possibilità intellettive.
Da questi congressi ci aspettiamo quindi che siano un confronto libero, anche aspro volendo.