Intervista ad Antonio Muscolino sulla lotta della Campagna Dico32
Presentaci un po’ la tua realtà, com’è nata, chi siete, cosa fate, ecc.
La campagna Dico32 ha preso il via dopo un incontro del Forum Internazionale per il Diritto alla Salute e l'Accesso alle Cure che abbiamo tenuto a Milano nel novembre 2017. Questa iniziativa era stata organizzata un po’ come contraltare alla riunione dei ministri della salute del G7 che proprio in quei giorni si incontravano a Milano. Il nucleo fondatore di questa campagna aveva preso origine dal gruppo che aveva organizzato le iniziative per la giornata del 7 aprile, che è la giornata mondiale della salute secondo l’Oms. Giornata che è stata invece ripresa da noi e trasformata provocatoriamente, assieme a altre realtà internazionali con le quali abbiamo costituito una rete europea, in una giornata di mobilitazione contro quella che noi diciamo essere la mercificazione della salute. Il nostro manifesto iniziale è stato il risultato di una discussione di diversi gruppi, è stato sottoscritto da 41 gruppi, associazioni e realtà diverse che erano espressione di vari territori d'Italia. Perché campagna Dico32? Il nome fa riferimento innanzitutto all’articolo 32 della costituzione e poi anche al ribaltamento del Dica33 del medico. Per questo è anche un invito affinché le persone prendano parola non solo per bloccare la privatizzazione della sanità ma anche per progettare e costruire un servizio sanitario nazionale che sia davvero universale, democratico, inserito in una società giusta e in un ambiente salubre.
Questo è stato l’inizio della Campagna Dico32, dopodiché c'è stata la sindemia e quello che è capitato in Italia, ovvero una situazione che si è dimostrata molto difficoltosa nelle risposte dell'emergenza acute nel nostro Paese e che chiaramente hanno fatto emergere le gravi inadeguatezze che erano il frutto delle politiche neoliberiste che sono state imposte alla sanità pubblica in questi due decenni. Questo tipo di deriva ha determinato una maggiore privatizzazione dei servizi, che secondo noi è una delle principali cause degli effetti che abbiamo vissuto in Italia, e per quanto mi riguarda - ma non solo - soprattutto in Lombardia che appunto non a caso è la regione che più di ogni altra ha spinto in quella direzione. Per questi motivi abbiamo pensato in quei mesi di rilanciare un nuovo manifesto che poi ha ampliato e anche attualizzato gli obiettivi, e che è stato discusso e sottoscritto da più di 70 soggettività e centinaia di altre singole persone.
Quali sono secondo te i 3 punti più importanti, o le 3 rivendicazioni che sono centrali nella Campagna Dico32?
Innanzitutto il fatto di richiedere una riforma della sanità che sia fondata sull'affermazione di un concetto più olistico di salute, inserito cioè in un ambiente salubre, e soprattutto la riduzione delle disuguaglianze. Il secondo punto potrebbe essere un servizio di qualità che risponda ai bisogni e che sia decommercializzato, cioé che riduca sempre di più la presenza del privato all'interno del settore sanitario. Come terzo punto io potrei avanzare un elemento che può essere utilissimo in tutta questa ottica, ovvero una modifica delle modalità di finanziamento per impedire appunto la mercificazione.
Quali sono le metodologie o le soluzioni da intraprendere per raggiungerle?
Senza dubbio ritengo fondamentale concentrarci sulla parte della modifica normativa - che deve essere soprattutto richiesta io credo a livello generale, per cui diciamo da una base popolare, perché se non si parte da questo punto è difficile poi ottenere un cambiamento così radicale. Credo che per raggiungere questo obiettivo sia importante cercare di far capire bene che la centralità di un servizio sanitario risieda nel suo essere assolutamente pubblico, universale, preventivo, sociale e partecipato. Anche perché una configurazione del genere è l'unica che può tutelare il diritto a un'accessibilità ai servizi, oltreché alla tutela di un concetto di salute che consideri anche le determinanti sociali, che adesso di certo non sono considerate.
È ovvio che una visione di questo tipo può realizzarsi sono in un servizio sanitario pubblico, che sia finanziato adeguatamente e basato sulla fiscalità generale. Quest’ultimo elemento del resto è fondamentale perché è l’elemento che permette la gratuità del diritto, oltre a essere un elemento di redistribuzione.
Secondo me già discutendo con le altre realtà che senza dubbio ci saranno al Congresso di Bologna, si possono ottenere grandi contributi utili. Credo che sarebbe importante già definire almeno nelle linee generali come noi intendiamo rivedere il servizio sanitario nazionale, appunto riportando la centralità nella partecipazione, riconducendo il servizio e anche la salute nelle mani delle persone, e dando importanza assoluta alla prevenzione.
Cosa speri e cosa ti aspetti da questo congresso?
Innanzitutto io mi aspetto che questo congresso di novembre sia una grande iniziativa che richiami tutte le realtà e le persone che vogliono dire in modo chiaro - soprattutto considerato il fatto che il pnrr ha stimolato nuovi appetiti da parte del settore privato - che per uscire da questa sindemia non si può prevedere che una centralità di un servizio sanitario pubblico, olistico appunto e partecipato, accessibile, e che si riprendano alcuni cardini fondamentali della legge 833. Penso che questo sia l'auspicio migliore che si possa fare.