Lavinia Boggia presenta lo spazio di discussione e iniziativa cittadina nato nel 2020 a Bologna che connette varie esperienze locali sul tema della salute.
Presentaci un po’ la tua realtà, com’è nata, chi siete, cosa fate, ecc.
L’Assemblea per la salute del territorio di Bologna è nata da un post di indignazione su Facebook dovuto alla chiusura improvvisa di un CUP nel quartiere di Corticella. Sotto questo post hanno commentato un po’ di persone, hanno messo like, ecc. e così abbiamo notato come ci fosse un po’ di attivazione. La cosa aveva colpito le persone proprio nella loro quotidianità.
Questa chiusura del CUP era una problematica molto grave e quindi praticamente automaticamente si è venuto a creare uno scambio che poi ha portato ad un’assemblea durante la quale è stato condiviso il disagio di questa chiusura. Da lì è nato un percorso che poi in quartiere ha portato a una vittoria, con la riapertura del CUP, dell’ambulatorio dei prelievi, dell’ambulatorio delle medicazioni e delle iniezioni.
Quindi siamo riusciti a riavere tutto quello che era stato chiuso piano piano per il periodo estivo attraverso un lavoro col quartiere e con l’ASL.
Quali sono secondo te i 3 punti più importanti, o le 3 rivendicazioni che sono centrali nella vostra realtà, insomma nella vostra lotta per il diritto alla salute?
Questa assemblea poi si è allargata a livello cittadino. Anche confrontandoci con tutta una serie di realtà che hanno iniziato a venire alle nostre assemblee e iniziative pubbliche che abbiamo tenuto in diverse piazze, abbiamo costruito una Carta della Salute di Bologna in cui abbiamo sviluppato un po’ di riflessioni su quali sono le problematiche della nostra città. Le riflessioni sono state tantissime, ma quelle più importanti, su cui magari ci potrebbe essere un’attivazione più immediata, sono le seguenti.
Innanzitutto, con riguardo alla pandemia, la questione dei brevetti sui vaccini. Abbiamo già fatto un discorso molto ampio su questo punto, cioè sulla problematica della proprietà intellettuale sui vaccini e anche su tutta un'altra serie di medicine che non permettono la condivisione in tutto il mondo delle soluzioni a questa pandemia e ad altre malattie. Si tratta di una questione che pone i vaccini sotto una dinamica di profitto invece che di condivisione, per questo ti direi che il nostro primo punto rivendicativo è sicuramente la lotta contro i brevetti sui vaccini.
Un secondo punto importante per noi è la questione delle liste d'attesa lunghe per richiedere una prestazione sanitaria. Non è soltanto una questione di organizzazione e di velocità, quindi soltanto una questione di servizio, ma abbiamo analizzato come la questione dell'allungamento dell’attesa nella richiesta di una prestazione sanitaria poi porti, per i pazienti, allo slittamento verso il privato. Quindi se tu hai bisogno di una visita urgente o di un esame di laboratorio in un breve periodo, ovviamente quando lo vai a richiedere con il servizio sanitario nazionale molto spesso ci sono dei tempi di attesa molto lunghi. Se uno ha le possibilità, e poi è questo il problema, di avere accesso a questo servizio in breve tempo, normalmente tende a passare al privato. E questa è una problematica perché noi paghiamo con le nostre tasse il servizio sanitario nazionale pubblico. Non ha senso che paghiamo due volte una prestazione, ovvero doverla poi pagare anche col privato. Questo è un problema che genera una disuguaglianza di accesso perché ovviamente poi non tutti possono permettersi una visita dal privato. E la soluzione parziale che, come abbiamo visto, il servizio sanitario nazionale dà a questa problematica delle lunghe liste d'attesa, è quella di accreditare delle strutture private (sempre) per poter svolgere queste visite in un tempo più breve senza un pagamento eccessivo da parte del paziente. Però neanche questa è una soluzione perché poi dopo praticamente diventa un finanziamento del privato occulto da parte del pubblico. Quello che ci vuole è un servizio pubblico che offra queste prestazioni.
Un terza questione cruciale per noi è poi un'attenzione ai determinanti sociali di salute: bisogna che la medicina dall'ambito sanitario si estenda non soltanto alla questione appunto della salute in senso stretto, ma prenda parola e abbia un peso fondamentale nelle scelte politiche a livello del territorio che riguardano l'ambiente, che riguardano il reddito, che riguardano le politiche abitative, che riguardano la scuola, insomma tutti quei determinati sociali di salute che sappiamo che incidono nelle vite delle persone e possono generare o meno malattie.
Secondo la vostra realtà, quali possono essere 3 soluzioni da intraprendere per ottenere queste 3 rivendicazioni?
Per quanto riguarda i brevetti sui vaccini avevamo già avuto idea di un'iniziativa da fare all'ufficio brevetti; un’iniziativa comunicativa, per esempio abbiamo pensato di andare lì con delle pentole, dei coperchi e degli arredi da cucina, farebbe rumore per farci vedere e comunicare alla città il fatto che bisogna fare qualcosa per togliere questi brevetti. Magari attaccare uno striscione, insomma questa è anche un’iniziativa che secondo noi si potrebbe replicare in ogni città, magari nello stesso momento, appunto per avere una visibilità maggiore. Comunque c’è anche la raccolta firma No Profit On Pandemic che sicuramente è un’iniziativa che va pubblicizzata perché la raccolta firme continua. Bisogna arrivare a un milione e questa è un'altra iniziativa che si può fare su questo ambito.
Riguardo le liste d’attesa si può pensare ad esempio a delle occupazioni temporanee o iniziative ai CUP stessi in cui fai una comunicazione coi cittadini di questa problematica e crei sia aggregazione sia metti in luce questa problematica del fatto che le liste lunghe d’attesa generano poi questa traslocazione verso il privato.
E per quanto riguarda invece i determinanti sociali, sicuramente anche lì pensiamo a iniziative alle sedi dell'Asl per cercare di avere un’interlocuzione con questo soggetto e spingere per cercare di trasformare appunto la visione della medicina dalla visione biologica che riguarda il corpo, gli stili di vita e la genetica, verso una medicina che guarda invece ai determinanti sociali di salute. Inoltre, oltre l'iniziativa all’ASL, la promozione che di spazi all'interno dei quartieri, spazi e tempi, anche assemblee, momenti e iniziative culturali che parlino di quest'aspetto e creino aggregazione e partecipazione da parte della popolazione riguardo ai temi della salute, affinché tutta la popolazione si senta coinvolta e possa portare i suoi vissuti e le sue problematiche e confrontarsi per cercare di costruire un concetto di salute che parte dal basso, proprio ai bisogni delle persone e che faccio anche inchiesta su questa situazione.
Cosa ti aspetti dal Congresso di novembre e come pensi che le altre soggettività potrebbero aiutarti nel raggiungimento dei vostri obiettivi?
Dal congresso mi aspetto di condividere questi punti di vista con altre realtà, di trovare dei percorsi comuni e magari ci sono anche dei territori che, anche se distanti ,sono l’uno simile all'altro riguardo appunto a questi bisogni che ci sono in salute. Mi immagino in particolare dei territori che soffrono di particolare inquinamento e possono trovare condivisione rispetto a temi comuni e anche ideare insieme iniziative congiunte.
Mi aspetto anche di trovare quartieri in cui è avvenuto quello che è avvenuto da noi ma non si sono trovate soluzioni, oppure quartieri che pensano che possa succedere come è successo a noi, ovvero una chiusura improvvisa di servizi a disposizione della popolazione. Mi aspetto condivisione di diverse realtà differenti ma simili, perché poi comunque lo sappiamo che i problemi sulla sanità riguardano tutto il territorio nazionale, però penso che in ogni territorio si possano declinare in modo diverso.
Penso anche di poter conoscere delle situazioni che neanche mi immagino, perché noi veniamo dall’Emilia Romagna e, con tutte le problematiche che comunque ci sono, qui ancora va bene. Ma ad esempio ci sono territori molto segnati come la Lombardia - in cui la pandemia ha fatto effettivamente vedere quante problematiche ci siano - oppure ad esempio la Calabria - in cui sappiamo come la sanità sia in una situazione disperata da anni, con anche il commissariamento della situazione. Quindi insomma sono interessata anche conoscere situazioni molto differenti.